Alla fine l’azzardo di George Russell non ha pagato per una squalifica risultata inevitabile, ma il pilota della Mercedes aveva sbaragliato la concorrenza con una tattica di gara del tutto imprevista, persino da chi fornisce direttamente le gomme, il costruttore che aveva parlato di una strategia a due soste come standard per accaparrarsi la vittoria. È quello che avevano creduto Piastri, Hamilton, Leclerc e la stragrande maggioranza dei piloti che hanno disputato il Gran Premio del Belgio.
L’atto apparentemente folle della Mercedes numero 63 aveva funzionato. Che alla fine la vettura sia risultata sottopeso a causa dell’usura eccessiva del battistrada delle gomme hard C2 è qualcosa da confermare ancora. Andrew Shovlin ha riferito che l’usura delle coperture può essere uno dei fattori condizionanti, ma non ha confermato che sia stato l’unico.
Ulteriori valutazioni sono necessarie e verranno fatte a Brackley. Quindi, la mole di commenti che si leggono in queste ore, mirati a individuare come unica causa l’azzardo degli strateghi della Mercedes, non è da prendere per oro colato.
Gp Belgio: George Russell rimette il pilota al centro del villaggio
Il Gran Premio del Belgio, al di là dello “strascico giudiziario” che di fatto ha consegnato la vittoria a Lewis Hamilton – la numero 105 in carriera – ha dimostrato che a volte, più che fidarsi di analisi numeriche, modelli predittivi e altre mille diavolerie ingegneristiche, è il caso di consegnarsi all’istinto e al parere dei piloti.
Ieri Russell è rimasto in pista solo ed esclusivamente perché ha insistito e ha voluto provare questa strategia, poiché il feeling che la vettura e le gomme gli davano facevano capire che il momento di fermarsi non era ancora arrivato e che la vettura poteva tranquillamente giungere al traguardo, gestendo anche la rimonta del compagno di squadra che, infatti, piombato negli scarichi della numero 63, non è riuscito a superarla.
“Alla vigilia avevamo affermato che la sosta singola non sarebbe stata una scelta conveniente perché non era abbastanza veloce rispetto alla doppia sosta, ma la prestazione di Russell appare come una smentita alle previsioni”, ha spiegato Mario Isola, n°1 di Pirelli Motorsport, dopo la gara.
Cosa ha determinato l’errore di valutazione del gommista? In gara c’erano una decina di gradi in più sull’asfalto rispetto alle FP2. Questo ha contribuito a limitare fortemente quel graining che era emerso, specie sulle medie (C3), nei long run del venerdì.
Ancora, le squadre hanno lavorato molto sull’assetto delle monoposto per cercare di proteggere proprio l’asse anteriore più soggetto al graining. In ultimo, ma non meno importante, molti piloti hanno gestito con grande cura gli stint, in particolare nelle curve più veloci. In questo Russell è stato superbo, avendo appreso molti segreti da Hamilton che, in termini di gestione del materiale, è probabilmente il pilota più preparato della griglia.
Sembra quasi paradossale, eppure un driver di 25 anni, da solo, è stato in grado di capire l’evoluzione della pista e delle gomme meglio di super calcolatori che processano milioni di dati al secondo. Anche questo, se vogliamo, è un tratto affascinante di uno sport ipertecnologico che non può fare a meno della sensibilità dei suoi protagonisti.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team