Nell’attesa di un Gran Premio di Imola carico di speranze e aspettative legate alle evoluzioni consistenti che la Ferrari porterà in pista, sui social si discute degli argomenti più disparati. Tra questi, il più gettonato sembra essere il futuro di Carlos Sainz.
In particolare, si assiste ad una vera e propria crociata dei “tifosi” più integralisti di Charles Leclerc verso il pilota spagnolo, accusato di comportamenti scorretti, di sabotare il team per il suo tornaconto personale. E chi più ne ha più ne metta. Il tutto condito dagli insulti più vari e sgradevoli.
Inutile perdere tempo a stigmatizzare il comportamento di questi pseudo appassionati che in buona sostanza sono dei frustrati per i quali non ha senso spendere tempo e parole. Quel che resta, però, è un sentimento negativo di una parte del popolo ferrarista che accompagna lo spagnolo più o meno da Silverstone 2022.
Effettivamente, in questi anni, Carlos Sainz non ha svolto quel ruolo di scudiero di Leclerc (alla Sergio Perez per intenderci) che tutti gli avevano cucito addosso appena arrivato a Maranello.
Questo è avvenuto sia per le prestazioni nettamente superiori alle aspettative, sia per la cattiva gestione dei piloti dal suo arrivo in poi. Fatti per i quali si sono create situazioni poco comprensibili che hanno fomentato l’immagine di un Sainz come driver che corre solo per sé stesso e non per il team.
Sainz: un pilota non entrato nel cuore di tutti i ferraristi
L’atteggiamento di papà Carlos, i cui giochetti psicologici e le cui pressioni politiche hanno certamente aiutato il figlio proteggendolo dalle critiche, spostando costantemente il focus sul compagno di squadra che paga caro il ruolo di “predestinato” cucitogli addosso da certi giornalisti “all’amatriciana”, ha anche creato un clima di antipatia verso il madrileno e tutto il suo clan perché questi veleni hanno inciso non poco sul clima all’interno della squadra.
Ora siamo tutti in attesa di capire quale sarà il futuro dello spagnolo perché le alternative valide non mancano. Ma anche in questo caso l’impressione è che si stia tirando un po’ troppo la corda e il rischio concreto è quello che possa rimanere con il cerino in mano. Staremo a vedere!
L’opzione migliore appare comunque quella Mercedes, un posto da pari di George Russell in un top team in difficoltà ma con tutti i crismi per tornare a vincere in tempi brevi.
Ma pur sempre con la spada di Damocle di un Andrea Kimi Antonelli pronto a subentrare qualora le prestazioni non fossero quelle attese. L’opzione Audi, pur stimolante, appare invece troppo a lungo termine per un pilota all’apice della competitività e che vorrebbe cominciare a vincere sin da subito.
Alla vigilia del Gran Premio di casa Ferrari, possiamo dire che l’addio a Sainz lascia l’amaro in bocca e un senso di incertezza perché le prestazioni sono state superiori al previsto con una consistenza sicuramente elevatissima. Un addio per lasciare spazio ad un campione di altissimo valore ma forse un po’ troppo in là con gli anni per realizzare l’impresa di portare il titolo a Maranello.
Rimane il dubbio che questo divorzio – forse non troppo saggio – sia dovuto più alle dinamiche collaterali, generate dalla pessima gestione precedente, che ad una reale mancanza di competitività a breve e lungo termine.
Domande alle quali avremo una risposta tra qualche anno, quando ne sapremo di più sullo strano caso di un pilota giovane e competitivo stranamente poco amato e sostituito per far posto ad un conducente con dieci anni in più.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP