Una delle regole più criticate della Formula 1 moderna è sicuramente quella relativa ai track limits. Spesso in grado di mutare notevolmente i risultati di una sessione di qualifica o infliggere pesanti penalità in gara, i track limits oggi rappresentano un vero incubo per tutti i piloti. In questo articolo ti aiuteremo a comprendere meglio il funzionamento dei track limits in F1 e il loro impatto in un weekend di gara.
Track limits Formula 1: perché nasce questa regola
La controversa regola dei track limits è la conseguenza diretta dell’evoluzione dei tracciati di F1. Generalmente, la carreggiata dei circuiti da gara è costeggiata da erba (sintetica o naturale) e ghiaia, elementi necessari per rallentare le vetture ed eventualmente fermarle quando vanno fuori di pista.
Nel cercare il proprio limite, ogni pilota cerca di sfruttare al massimo la pista, concedendosi qualche “gita fuori porta” piazzando di tanto in tanto le ruote oltre la carreggiata, in modo da creare traiettorie sempre più veloci. L’immagine delle monoposto che volano sui cordoli ha sempre caratterizzato le performance di campioni che hanno fatto la storia, ma questo comportamento è destinato a sparire.
Ciò avviene a causa delle modifiche che stanno subendo i circuiti di tutto il mondo, i quali prevedono sempre meno erba e ghiaia, in sostituzione a manti di asfalto abrasivo. Location come Le Castellet rappresentano la massima espressione di un concetto di pista moderno, in cui una staccata errata raramente porta una vettura a muro.
In questo contesto, uscire di pista può portare un notevole vantaggio in gara, grazie appunto alla possibilità di trovare ancora asfalto, anche oltre il cordolo. Per limitare questo fenomeno, FIA ha introdotto la regola dei track limits.
Track limits, cos’è la regola che limita le prestazioni dei piloti
Essenzialmente, su ogni circuito vengono rilevate le curve in cui i piloti potrebbero trarre vantaggio spingendo le traiettorie oltre i limiti della pista, come avviene ad esempio in diversi punti sul Bahrain International Circuit. Il limite è contrassegnato da strisce bianche, le quali non possono essere superate dalle vetture. Per essere precisi, tutte e quattro le ruote della monoposto devono restare all’interno del tracciato, rendendo dunque possibile oltrepassare, in parte, la riga bianca.
I punti “a rischio” vengono dotati di sensori installati a ridosso dei cordoli, in grado di rilevare automaticamente la presenza delle ruote oltre la riga bianca. L’alert dei sensori viene trasmesso direttamente ai stewart, i quali confrontano i dati dei sensori con prove video e comminano l’eventuale sanzione.
Quali sono le sanzioni per track limits?
Per comprendere meglio la regola dei track limits F1 cos’è è importante analizzare il modo in cui viene applicata. Sorpassare la riga bianca prevede diverse tipologie di sanzioni, in base alla sessione in corso:
- prove libere: viene soltanto cancellato il giro, eliminando l’eventuale tempo dalla classifica finale di sessione;
- qualifiche: anche qui viene cancellato il tempo, con un notevole impatto soprattutto quando non si è riusciti a concludere un giro restando nei track limits. In determinati casi, il tempo può essere cancellato qualche minuto dopo averlo concluso o a fine sessione, mutando radicalmente la griglia di partenza del GP;
- gara: ogni pilota riceve un warning ogni volta che supera i track limits, fino a un massimo di 3 volte, alla terza infrazione gli viene sventolata la bandiera bianco nera. Al quarto track limits scatta una penalità di 5 secondi. Oltre questa soglia, si possono ricevere ulteriori 10 secondi di penalità alla quinta infrazione.
L’incidenza dei track limits in gara
In diversi weekend di gara, i track limits riescono a cambiare rapidamente le carte in regola, come avviene ad esempio sul circuito di Spielberg. Qui troviamo curva 9 e 10 costantemente sotto osservazione da parte dei commissari di gara. Trattandosi di un punto fondamentale per la buona riuscita di un giro, i piloti tendono a uscire piuttosto facilmente di pista, creando scenari piuttosto complessi per gli steward.
Interessante è il caso del GP d’Austria 2023, in cui i commissari si trovarono con circa 1.200 casi di track limits rilevati dai sensori in pista. Una mole titanica di video, impossibili da gestire durante una gara, neanche con un team dedicato esclusivamente a questa operazione. In questo scenario, Esteban Ocon collezionò ben 30 secondi di penalità creando addirittura un loop nell’assegnazione delle sanzioni:
- quarta violazione – 5 secondi;
- quinta violazione – 10 secondi;
- ottava violazione – dopo la quinta riparte il conteggio quindi scattano 5 secondi;
- nona violazione – 10 secondi.
Una regola corretta?
In queste situazioni, verrebbe da chiedersi: è corretta la regola dei track limits? Sarebbe più logico invece chiedersi se è viene applicata in maniera corretta. Casi limite come Austria 2023 mettono in luce quella che è sempre stata un’evidenza: le monoposto da Formula 1 hanno bisogno di spazio.
Le attuali wingcar misurano circa 5,63 metri in lunghezza e 2 metri in larghezza, proporzioni esagerate se si considera che un’ammiraglia Mercedes Classe S misura 5,29×1,95 metri. Mentre le dimensioni delle F1 crescono sempre più, le piste tendono a stringersi, rendendo molto difficoltoso tenere sempre tutte le ruote all’interno del tracciato.
La regola dei track limits ha il suo senso, ma non tiene conto dello scenario in cui viene applicata. È facile dire ai piloti che devono restare in pista, ma è impossibile per loro non valicare la linea bianca mentre cercano di spingere al limite una station wagon da 1.000 CV per 800 Kg.